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martedì 3 gennaio 2012

SVEGLIAAA!!!!

la grandissima parte della richezza che produciamo con il nostro lavoro finisce nelle tasche di quelli che tu eleggi e dei suoi compari per il mantenimento dei loro privileggi.
per questa gente, un napoletano, un torinese, o un sardo.vale meno della carne da macello, perché questa almeno serve a mangiare e dal macellaio ha un valore; noi, per loro siamo solo delle rotture di coglioni inutili
non produciamo più niente, consumiamo e basta.conosciamo il prezzo di tutto ma il valore di niente;
è come la laurea: l’hai desiderata per anni, ti ubriachi e il giorno dopo realizzi che non sai che cazzo fare.
È una volata verso il fondo. Stipendi più bassi, condizioni di lavoro pericolose,
bisogna svegliarsi fare qualcosa,
Noi siamo il mercato, e noi decidiamo chi vince e chi perde a seconda di dove parcheggiamo i nostri soldi, di dove li investiamo, di cosa decidiamo di comprare e da chi scegliamo di comprare.
gli illusi dalla televisione, dal calcio e dal grande fratello credono davvero che la Grecia (o l'Argentina di dieci anni fa) sia una sorta di terzo mondo abitato solo da ignoranti morti di fame e che l'Italia è una nazione forte che non si ridurrà mai in quella situazione. Quanto vorrei che avessero ragione!

AUGURI.

OGGI COME IERI

A parer nostro, non possiamo essere d’accordo con certi sedicenti giornali rivoluzionari anarchici, i quali strombazzano ai quattro venti che la rivoluzione deve essere il prodotto della ragione, che necessita organizzare le forze rivoluzionarie, e preparare coll’istruzione le masse alla rivolta.
Ciò è tanto assurdo, quanto sono assurdi ed in malafede coloro che lo dicono. Il prodotto della ragione non può essere maggioranza, se non quando la maggior parte delle masse sapran ragionare. Ma colla società presente, è impossibile arrivare a questo punto. Finché le masse sono forzate a tutto produrre e nulla consumare, finché a loro si nega il pane materiale, il letto per dormire, il fuoco per scaldarsi, gli abiti per coprirsi, e tutto quanto è indispensabile alla vita; non potran mai arrivare alla loro emancipazione morale, poiché lo stato di sua vita è come una specie di assopito abbrutimento, il loro cervello è stracco quanto le loro membra, e non han forza di pensare, né di apprezzare le frasi di un libro o gli articoli di un giornale, poiché la loro intelligenza non coltivata ed abbrutita dall’eccessivo lavoro, non arriva a comprendere il vero senso di questi moralisti in frase.
No, miei cari dottoroni; questa massa avvilita, affamata, insultata e sfruttata in tutti i modi, non intende il vostro sistema di emanciparla, e fede ne sia la propaganda sterile che voi fate, ma al contrario, essa ben comprende che è per suo bene scannare il padrone, bruciare la puzzolente stamberga, impossessarsi dei bei palazzi ch’ella stessa ha fabbricato, sfondare le casseforti, atterrare qualsiasi autorità; appiccando re, ministri, senatori, deputati, procuratori, avvocati, questori, prefetti ed i loro tirapiedi che fanno seguito.
Questa massa avvilita, non può essere la maggioranza che il giorno della rivoluzione stessa, quando stanca di soffrire una parte insorgerà, prendendosi il posto dovuto nella vita sociale e rovesciando ogni ostacolo borghese. Solo allora la gran massa scossa dal ciclone rivoluzionario, alzerà il capo; la gran fiamma degli edifici e monumenti crollanti, rischiarerà d’un tratto la sua ragione e l’istinto suo proprio gl’indicherà la bisogna. Allora solo questa massa ignorante diverrà maggioranza, e la parte rivoluzionaria fino allora più debole diverrà tosto la più forte; anzi terribilmente forte.
Dunque poniamoci bene in mente, che prima dell’emancipazione morale è necessario l’economica, e per arrivare all’economia bisogna sbarazzare e sopprimere i farabutti ed ambiziosi, che per servire i loro interessi personali sviano il popolo dalla retta via, ed a lui sputano in faccia, una volta giunti al loro apogeo.

art:tratto da      [Il Ciclone, Parigi, n. 1, 4 settembre 1887]

domenica 11 dicembre 2011

sabato 5 novembre 2011

….SIAMO FATTI COSÌ

vivendo da emigrato ormai da tanti anni e facendo il lavoro di trasfertista , ho l'occasione di incontrare e conoscere tanta gente di diverse regioni italiane e del mondo .
tante sono le volte che mi fermo a pensare sulla differenza caratteriale di noi sardi.
il nostro caratere particolare ,mi porta a fare un'autoanalisi su cosa ci renda tanto diversi dal resto degli italiani .
non c'è alcun dubbio sul fatto che noi sardi siamo diversi sia come carattere che come stile di vita da tutti gli abitanti del resto del mondo
una particolarità che ci viene riconosciuto da tutti e non mancano le battute di spirito nei nostri confronti , dal nostro modo di parlare con il particolare accento che non perdiamo neanche dopo tanti anni vissuti all'estero, alla testardaggine , al nostro modo di divertirci ,di affrontare le situazioni una volta in modo ironico una volta in modo estremamente tragico .
delle volte ci viene detto quando arriviamo in un nuovo posto di lavoro "ecco sono arrivati i sardi ora vedrai che quà cambia tutto".
già perché noi sardi sappiamo lavorare ,sappiamo divertirci ,a volte però non riusciamo a fare distinzione tra l'una e l'altra situazione ,
questo crea un pò di sconforto e paura nelle persone che ancora non ci conoscono bene, ma poi col tempo finiscono con l'apprezzare questo lato del nostro carattere.
mai veramente cattivi , abbastanza ingenui , molto riconoscenti , subito amici , irriverenti con chi non merita , educati ma casinisti ,sfrontati in gruppo e vergognosi da soli ,non perdiamo occasione di parlare della nostra terra ,e di vantarne le sue bellezze ,quale altro popolo si porta la bandiera appresso o in alternativa l'adesivo incollato alla macchina con la scritta "sono sardo" portati con vanto in giro per il mondo ?.
sei un vero sardo? lo sei perché nessuno come te è legato alla sua terra ,perché l'amicizia è sacra e la famiglia non si tocca ,parli una lingua che tutti ci invidiano ,tieni con orgoglio alla tua bandiera e alle tradizioni secolari che fanno parte del tuo D.N.A.
fai parte di un popolo che a sofferto come pochi altri e ne porti le cicatrici con vanto,forse e per questo che siamo testardi orgogliosi e sinceri,e anche se diciamo di non essere permalosi ci incazziamo per ogni appunto che ci fanno.
non perdiamo occasione di vantare la nostra terra così ogni volta che risaliamo portiamo con noi una macchina piena di prodotti sardi per farli assaggiare a tutti con vanto .
la nostra tonalità di voce è sempre molto alta ,quando parliamo sembra che stiamo litigando , ma per noi questo è normale ,cerchiamo sempre di prevaricare sugli altri con il nostro tono di voce molto alto ,siamo curiosi ad ogni rumore strano ci affacciamo subito alla finestra per vedere cosa è successo ,
quando giriamo per il paese guardiamo sempre all'interno delle macchine con curiosità per vedere chi c'è all'interno.
tutto questo fa di noi un popolo strano, antipatico a chi non ci conosce ma non possiamo farci niente noi siamo tutto questo ,e non dobbiamo vergognarci di essere fatti così ,perché questo è tutto ciò che ci rende unici veramente unici in tutto il mondo e anche se a qualcuno non può star bene io personalmente ne vado fiero e non cambierei questo nostro carattere con nessun altro e lo voglio portare con me per tutta la vita con vanto.


martedì 1 novembre 2011

PERCHÈ , IL NOSTRO È UN PAESE DI MERDA.

Lasciamo un paese di merda alle nuove generazioni, che non possono cogliere più alcuna opportunità ne speranza di un futuro.
 Abbiamo sperperato ogni risorsa e deluso ogni loro aspettativa. I nostri figli e nipoti erediteranno il peso di un debito che non potranno mai pagare, ma, ancora di più, quel bagaglio di valori morali, umani, principi etici e dose di buon senso, che abbiamo mercificato e svenduto per delle lusinghe,e false promesse.
Ed in questo periodo duro e falso,che ci appare all'improvviso come un sogno da cui piano piano tutti ci stiamo svegliando e prendiamo coscenza della realtà,
con gli occhi ancora assonnati e la mente stordita ,trovo perfetta e straordinariamente puntuale questa poesia di giovanni pascoli.

Questa la parte dell'inno anarchico-insurrezionalista
di Giovanni Pascoli diffusa al convegno di San Mauro Pascoli.

''Soffriamo! Nei giorni che il popolo langue
e' insulto il sorriso, la gioia e' vilta'!
sol rida chi ha posto le mani nel sangue,
e il fato che accenna non teme o non sa:
Prometeo sull'alto del Caucaso aspetta,
aspetta un bel giorno che presto verra'
un giorno del quale sii l'alba, o vendetta!
Un giorno il cui sole sii tu, liberta'!
Soffriam! Che' il delitto non regna in eterno!
Soffriam! Che' l'errore durare non puo'!
Gia' Satana giudica nel pallido inferno
il Dio dei tiranni che al buio il danno'!
Soffriam: le catene si spezzano alfine
allor che pugnali, ne' piaccia foggiar;
fra un mucchio fumante di sparse ruine
gia' Spartaco e' sorto tremendo a pugnar.
Soffriamo, o fratelli! La mano sul cuore
lo sguardo nuotante, nell'alba che appar!
Udite?! Le squille che suonano l'ore
a stormo tremendo desiano suonar!
Gia' mugghia il tremuoto laggiu' nella reggia!
S'accampa nei templi superbo il pensier!
Un rosso vessillo nell'aria fiammeggia,
e in mezzo una scritta vi luccica in ner:
le dolci fanciulle che avete stuprato,
i bimbi che in darno vi chiesero il pan,
nel giorno dell'ira, nel giorno del fato,
i giudici vostri, borghesi, saran''.

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